Fra il 2016 ed il 2018, i fornitori di servizi di telefonia fissa in abbonamento mensile hanno simultaneamente modificato l’emissione delle loro fatture, accorciandola a 28 giorni, ma mantenendo inalterate le tariffe.

Con questo trucco, hanno di fatto aumentato i loro ricavi, senza aver sottoposto ai circa 12 milioni di clienti la doverosa richiesta di accettazione o di scioglimento del contratto senza penali, che peraltro sarebbe stata sostanzialmente svuotata dalla reale impossibilità di trovare soluzioni alternative più convenienti: tutti i fornitori infatti avevano fatto “cartello” in maniera strisciante.

Ma non  solo questi fornitori si erano adeguati, ma in pratica anche quelli di telefonia mobile (che poi spesso sono le stesse aziende!).

Quest’anno, il Consiglio di Stato ha ritenuto illeciti gli aumenti sulla telefonia fissa, condannando i relativi fornitori a restituire ai clienti le somme indebitamente incassate ed annullando i ricorsi che tali aziende avevano presentato al TAR del Lazio perché intanto erano stati pesantemente multati, per complessivi 1,1 milioni di Euro dalla AGICOM per lo stesso motivo.

Ma l’effetto è ricascato anche sui fornitori di servizi di telefonia mobile, che dovranno risarcire i loro circa 60 milioni di clienti della somma complessiva di circa un miliardo di Euro indebitamente fatturata.

Tale risarcimento sarà attuato con equivalenti sconti “in natura”,  cioè restituendo tanti giorni di servizio gratuito, quanti sono stati quelli fatturati indebitamente ed intanto riportando subito alla cadenza simultaneamente mensile della durata del servizio e della emissione delle fatture.

Tutti questi rimborsi dovranno essere applicati in automatico adeguamento da parte dei gestori, mentre l’anno scorso c’era la semplice facoltà del singolo cliente di ottenerlo, facendone richiesta attraverso il sito internet del relativo gestore.

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